| Federico Sborchia | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede
| Francesco Zamboni |
Un altro pezzo di storia del calcio se ne va. Anzi, non uno, ma tre.
Quel numero che tanto ricorre in testi storici e importanti come la Bibbia e la Divina Commedia, appare anche nel mondo più ricco, sia dal punto di vista monetario sia di emozioni, di sempre. Infatti sono tre i grandi calciatori che hanno deciso di “appendere gli scarpini al chiodo” e di dire quella parola che nessun tifoso del calcio mondiale vuole sentire dire dai suoi beniamini, “Basta”. I giocatori in questione ormai li conoscete, ma fa sempre bene rinfrescarsi la memoria ogni tanto e pensare ai nomi di Frank Lampard, Ronaldinho e Philipp Lahm.
Se per i primi due l’addio al calcio sembrava ormai una cosa fatta, per il terzo è stato un fulmine a ciel sereno. Lahm ha deciso per l’addio, ma senza darne conferma al suo club, il Bayern Monaco, il quale da un giorno all’altro si è visto senza più la figura del loro uomo più rappresentativo, che alla fine della stagione dirà addio a quel rettangolo verde.
Frank Lampard la sua storia l’ha fatta, i suoi obiettivi li ha raggiunti tutti con la maglia del Chelsea, dalla Champions passando per i titoli in Premier; alla fine si è detto soddisfatto della sua carriera e la sua vita nel mondo del calcio non è detto che finisca qui, come è successo con un suo ex connazionale, Gerrard.
Ronaldinho ha deciso, invece, di regalare ancora spettacolo, ma non più con indosso quegli scarpini che tanto lo hanno reso famoso, ma rimarrà con addosso la “camiseta” blaugrana del Barcellona. Ha accettato infatti l’incarico da ambasciatore del club spagnolo in giro per il globo, perchè non c’era persona più significativa per esportare la cultura del Barcellona nei Paesi del mondo.
Per Philipp Lahm invece mancano ancora 4-5 mesi alla fine dell’ultima stagione della sua carriera. Condita con tanti successi sia con la maglia del Bayern, sia con quella della Germania, regalandosi anche qualche piccolo record, come non l’aver mai ricevuto un cartellino rosso in tutta la sua carriera ventennale.
Insomma per noi ragazzi nati tra la fine degli anni ’80 e il nuovo millennio inizia a farsi una certa età, soprattutto se quei calciatori, che ci piaceva imitare al parco giochi il pomeriggio dopo la scuola, decidono di dire “Basta”, vuol dire che sono passati tanti anni e che siamo già nella nuova generazione di fenomeni. E non può non scapparci una lacrimuccia nel pensare alle giocate di Dinho, alle verticalizzazioni di Lampard, o alle sgroppate sulla fascia di Lahm, perchè per noi loro erano i veri fenomeni.